Libia 1911-12, la guerra immaginata che cambiò la comunicazione

Posted on novembre 6, 2011

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Articolo scritto per Fuori le Mura il 12/10/2011 e consultabile anche qui

La conferenza

Prendete un bel pezzo di Storia, un pizzico di Cinema e una consistente spolverata di professionalità. Mescolate il tutto e fate cuocere lentamente per un intera giornata nella Sala delle Bandiere dell’Ufficio d’Informazione in Italia delParlamento Europeo. Otterrete il convegno La guerra immaginata. L’avvento della civiltà mediale e la guerra di Libia (1911-12), tenutosi ieri all’interno della seconda edizione del Festival della Diplomazia.
Tema della giornata è stato il rapporto tra il conflitto di Libia del 1911-12 (che ha visto di fronte Italia e Turchia) e le nuove tecnologie dell’epoca (come il cinema); il tutto è stato analizzato da storici, giornalisti e professori provenienti per lo più dall’Università di Tor Vergata.
Questa guerra di cento anni fa è stata definita dai relatori come “immaginata” perché entrata nelle case e nelle vite degli italiani attraverso appunto le immagini. Non per informare però: i nuovi mezzi di comunicazione vennero usati per mostrare una guerra diversa da quella che si stava combattendo realmente.In una parola: propaganda.

Come ha ricordato il professor Pierre Sorlin il conflitto doveva sembrare rassicurante e dare l’idea della potenza tecnologica del popolo italiano, guidato da una giovane nazione disposta a tutto pur di sedersi al tavolo delle grandi potenze. Ecco quindi che, accanto ai pochi film veri, si moltiplicarono in quel periodo lungometraggi falsi e costruiti a tavolino: soldati (o forse sarebbe meglio dire attori) che mangiano tranquillamente e dormono felici o cannoni italiani ultratecnologici pronti a sbaragliare ogni avversario. Alcuni di questi filmati, inediti e trovati dai ricercatori di Tor Vergata, son stati mostrati agli spettatori presenti. Niente sangue versato, dolore, né crudeltà. Perfino il nemico diventa invisibile, relegato fuori campo e mai inquadrato. “La cosa importante era solo mostrare la potenza tecnologica del proprio paese”, ha spiegato la professoressa Elena Dagrada.

Fotogrammi della Guerra di Libia

Obiettivo simile avevano le cine-cartoline, altro prodigio dell’epoca: riprese filmiche dei familiari dei soldati che venivano proiettate alle truppe impegnate sul fronte libico. La dottoressa Sila Berruti (le cui ricerche storiografiche e archivistiche hanno ispirato il convegno) ha spiegato che anche questi lavori erano finti: le famiglie salutavano a comando ed eseguivano qualsiasi ordine impostogli dai “registi” pur di apparire in un video, che in realtà sarebbe servito solo a dimostrare che lo Stato Italiano era vicino ai propri soldati e ai loro familiari e aveva trovato il modo di ricongiungerli idealmente.

A 50 anni dalla sua nascita l’Italia operò quindi una vera e propria rivoluzione, portando novità tecniche e teoriche nel panorama della comunicazione, e lanciando, forse per prima, l’uso di massa delle nuove tecnologie per attrarre, e indirizzare, il pubblico. Facendo del conflitto una guerra prima immaginata più che realmente percepita.

Nel corso dell’evento c’è stato spazio anche per il presente: il giornalista e inviato di guerra Cristiano Tinazzi ha parlato della attuale guerra di Libia, sottolineando la pochezza delle notizie certe e l’assenza di adeguata copertura informativa sull’evento. “Come si fa a raccontare una guerra senza vedere le immagini?”. Domanda a cui cent’anni fa è stata data una risposta. Anche se forse, almeno dal punto di vista dell’etica, era quella sbagliata.

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